Storia d'Italia 11 1965-1993 by Indro Montanelli

Storia d'Italia 11 1965-1993 by Indro Montanelli

autore:Indro Montanelli [Montanelli, Indro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RCS Libri
pubblicato: 2013-01-10T23:00:00+00:00


CAPITOLO TERZO

IL PREAMBOLO

Le politiche del 3 giugno 1979 confermarono, lo si è accennato, che il PCI era in netto regresso, senza peraltro che la DC se ne avvantaggiasse. In confronto al 20 giugno 1976 il PCI perse quattro punti in percentuale (dal 34,4 al 30,4), la DC ebbe una flessione che era in se stessa insignificante (dal 38,7 al 38,3) ma che deludeva le attese d'un consistente passo in avanti, il PSI non andò oltre un 9,8 per cento, sicuramente molto inferiore alle ambizioni di Craxi. Stazionario anche il PRI, un incremento di mezzo punto ciascuno per liberali e socialdemocratici. Il vero trionfatore, touteproportion gardée, fu Marco Pannella che con i suoi radicali incamerò il 3,4 per cento dei consensi, e portò la sua rappresentanza alla Camera da 4 a 18 seggi: avendo probabilmente tolto al PCI, con la sua campagna garantista contro le leggi eccezionali, le frange cui non erano piaciuti né la fermezza contro il terrorismo, né il «teorema» Calogero. Tra gli eletti nelle liste radicali era Leonardo Sciascia.

Il 10 giugno le «europee» convalidarono, con qualche aggiustamento, il responso d'una settimana prima. Ancora più giù sia la DC (36,5 per cento) sia il PCI (29,6), bene i socialisti con ITI per cento, bissato e migliorato il successo di Pannella, un eccellente 3,6 per cento in favore dei liberali. Nessun terremoto, in sostanza. Ma Andreotti sapeva di doversene andare, anche se assolveva puntigliosamente, prima del congedo, i suoi ultimi doveri di Presidente del Consiglio. Tra questi fu il viaggio a Tokio per uno dei periodici vertici tenuti dai capi di Stato e di governo dei sette Paesi più «sviluppati» dell'Occidente. Ogni capo delegazione era seguito, come di consueto, da uno stuolo di esperti economici, che dissentirono su molti punti, nelle loro diagnosi, ma su uno furono unanimi (e Andreotti l'ha impietosamente registrato, nelle sue memorie): il mondo, pronosticarono dottamente, sarebbe stato afflitto a lungo da una grave e cronica scarsità di petrolio, e di conseguenza da un costante rincaro del «greggio», il cui costo proibitivo avrebbe messo in ginocchio le economie forti. «Per fortuna - ha commentato Andreotti -gli esperti non si dimostrarono affatto tali.» Il greggio non s'impennò, tutte le economie occidentali si giovarono d'un risparmio di dollari valutabile in molti miliardi (dei dollari stessi). Purtroppo, come sappiamo, la dirigenza politica ed economica italiana non seppe mettere a frutto questo insperato regalo.

Il reincarico di cui Pertini investì Andreotti fu un gesto formale, compiuto senza entusiasmo, e avendo in mente ben altri obbiettivi: che divennero chiari quando, ai primi di luglio, Bettino Craxi fu convocato al Quirinale ed ebbe mandato di tentare la formazione d'un governo a guida non democristiana: che sarebbe stato il primo con quella caratteristica dopo oltre trent'anni. Gli inviti per le nuove consultazioni furono diramati - e Andreotti ha lamentato questa «scortesia non abituale, non so se di lui stesso (Pertini) o del suo entourage» - ancor prima che il Presidente del Consiglio in carica esprimesse formalmente la sua rinuncia. Craxi si adoperò per arrivare a un quadripartito - DC, PSI, PRI, PSDI -con l'appoggio esterno dei liberali.



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